Abdul Reza Shahlai, esponente dei pasdaran, sarebbe dovuto morire quattro anni fa nello Yemen
, al punto che qualcuno dubitava della sua esistenza, rimasto dietro le quinte a lavorare per la causa del khomeinismo ed avendo come avversario principale gli Stati Uniti. Gli americani hanno iniziato a tracciarlo molto presto. Se sono veri i loro addebiti il pasdaran ha assistito i guerriglieri sciiti iracheni in una serie di attacchi nel gennaio 2007 a Kerbala e in altri luoghi dell’Iraq.
Due anni dopo – l’accusa arriva dagli esuli – avrebbe diretto un’incursione contro una base dell’opposizione iraniana in Iraq, una conferma di un ruolo crescente nel contrasto di nemici interni ed esterni, di una sua rilevanza in attività belliche e clandestine. Per questo il Dipartimento di Stato ha offerto, fin dal 2019, una ricompensa di 15 milioni di dollari a chiunque fornirà informazioni utili per la sua cattura.
Il fatto di essere nello stesso «banco target» è la riprova dell’importanza dello stesso Shahlai e non solo per questioni di grado. L’ufficiale è stato infine trasferito nella penisola arabica in appoggio agli Houthi, con lui un nucleo di specialisti di armi e consiglieri, uno dei tanti passi che tramutano i guerriglieri in un apparato efficace.
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