certifica l’Annuario statistico del ministero della Salute. Nel 2022 sono state 46mila le nuove assunte, il 68% del totale. La loro presenza si concentra maggiormente in pediatria e medicina di famiglia ma la rappresentanza è in aumento anche in chirurgia. Un sorpasso annunciato. Ancora più netto tra gli infermieri dove il 76% del personale appartiene al genere femminile. Il rapporto evidenzia però che a questo fenomeno non corrisponde la crescita a livello dirigenziale.
«Stento ancora a crederci. Nell’ottobre del 2022 il collega Luigi Orfeo mi comunicò che stava per andare in pensione, e mi disse: vuoi prendere il mio posto? Quando mi prese da parte pensai: oddio, cosa ho combinato?»., invece era tutto vero. Sa, in Italia è molto complicato essere moglie, madre di tre figli e fare carriera in ambito universitario-ospedaliero. Stare dietro a una famiglia significa sottrarre tempo alla professione e questo non aiuta.
Dunque appartenere al genere femminile non significa necessariamente rinunciare ai sogni, è questo il suo messaggio? «Con la maternità i sogni sono solo sospesi. Le prime a non credere che possano avverarsi siamo noi stesse. Mio marito è neonatologo come me, Luca Maggio, primario al San Camillo. Abbiamo scelto insieme di avere figli e quando si è trattato di pensare a chi dei due dovesse fare carriera, di comune accordo gli ho dato la precedenza e non recrimino. Ho aspettato che arrivasse il mio momento».
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