Paese come l'Italia sepolto da norme, regolamenti, sentenze, enti di controllo, amministrazioni competenti. Norme complicate ed incerte sono ormai il primo ostacolo allo sviluppo dell'economia verde.
In questi mesi il ministero dell'Ambiente sta lavorando alla legge di recepimento delle nuove 4 direttive sui rifiuti approvate dall'Europa, ha costituito 14 gruppi di lavoro per riscrivere la parte sui rifiuti del famoso dlgs 152/2006. Un'occasione unica per semplificare, razionalizzare, alleggerire, fornire agli operatori poche regole ma chiare.
Anche modificare un impianto è una gimcana. Tempo fa il direttore di un impianto di trattamento rifiuti in Toscana mi ha detto che era contento perché si era concluso l'iter per una modifica “non sostanziale “ alla sua autorizzazione in 16 mesi! Meno male che non era sostanziale! Dietro a questo assurdo sistema non c'è solo la burocrazia. L'eccesso normativo e dei controlli ha una ragione precisa: lo Stato non si fida, parte dal presupposto che tutti gli operatori e gli imprenditori vogliano inquinare e aggirare le norme, così se ne fanno troppe ed inutili. Lo Stato parte da un pregiudizio negativo, da qui l'iper regolamentazione.
Per rendere l'Italia un “paese normale” occorre che ci sia un clima di fiducia. Fino a prova contraria si deve supportare l'impresa verde non sospettarla. Chi poi fa reati va punito e severamente, ma chi vuole operare seriamente deve essere messo in condizione di farlo. Una piccola rivoluzione, ma se non si farà non ci sarà economia circolare.
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