desaparecidos” del lavoro. Il Censis stima che 5 milioni di persone «che ruotavano intorno ai servizi … hanno finito per inabissarsi senza rumore». È il popolo dei lavoretti - della cosiddetta gig economy - del “lavoro casuale” inventato grazie a un’arte di arrangiarsi tutta italiana, della galassia dolente del lavoro nero.
Stavano sul pelo dell’acqua fino a febbraio, annaspando anche in acque basse. Il Covid e i successivi lockdown li hanno buttati sotto. Se va bene un reddito di cittadinanza gli offrirà le briciole per qualche settimana, o giorno. Come lo spettro dell’Amleto, vengono a ripeterci «non dimenticarti di me», ma qui non sono il fantasma del padre, bensì quello dei figli a cui non abbiamo saputo offrire un futuro migliore rompendo un lungo trend ascendente.
In un Paese in cui 1 milione e mezzo di persone possiede il 34% della ricchezza complessiva questi naufraghi invisibili ci dicono non solo quanto insufficienti siano le misure di “ristoro” attuali, ma quanto sbagliate fossero le linee portanti di un sistema che, fin da prima, presentava un tale livello di fragilità sociale. E di vulnerabilità umana