Un operatore della Croce rossa prima di entrare in alcuni palazzi dove vivono persone affette da covid-19. Bergamo, 3 aprile 2020.È stato un momento di spaventosa chiarezza. Il 26 febbraio, con il numero di italiani contagiati dal Sars-cov-2 che triplicava ogni 48 ore, il presidente del consiglio italiano Giuseppe Conte ha chiesto aiuto agli altri paesi dell’Unione europea.
Da quando il covid-19 si è introdotto in Europa nel corpo di un misterioso paziente zero, 180mila persone hanno perso la vita nello spazio economico europeo e nel Regno Unito. I contagiati sono stati 1,6 milioni. Il numero reale dei decessi è quasi certamente superiore rispetto ai dati ufficiali, e ora il recente aumento dei casi in Serbia e nei Balcani sta suscitando grande preoccupazione.
Creato nel 2005, due anni dopo l’epidemia di Sars, l’Ecdc ha il compito di fornire una consulenza scientifica, ma non può fare niente di più. La responsabilità per la sanità pubblica ricade interamente sui governi nazionali, non sull’Unione o le sue agenzie. Nonostante questi limiti, l’Ecdc deve considerare l’intero orizzonte europeo e se necessario lanciare un allarme, a prescindere da quanto le capitali ne tengano conto.
Un funzionario dell’Ecdc fece presente al comitato che l’idea di controllare la presenza di sintomi e la temperatura di tutti i passeggeri in arrivo era considerata largamente inefficace per arginare un virus. L’istituzione consigliava invece di concentrare i test sui passeggeri arrivati a bordo dei dodici voli settimanali diretti da Wuhan all’Europa. Regno Unito e Francia hanno condiviso le informazioni sulle misure adottate dagli aeroporti.
“La Commissione avrebbe dovuto prendere posizione prima”, sottolinea un funzionario europeo. “Von der Leyen è intelligente, ma è nuova a Bruxelles e si affida a un paio di persone di Berlino che non hanno una grande esperienza su come funzioni la Commissione. Non si deve chiedere agli stati dell’Unione se hanno bisogno di un coordinamento, bisogna coordinare e basta. La sanità è di competenza dei governi nazionali, ma è possibile forzare la situazione”.
“Ho visto molte immagini di persone che si tenevano per mano e cantavano durante la seduta”, racconta Lenarčič. “Capisco che fosse un momento storico, triste ed emotivo. Ma tutto questo non cancella il fatto che nella stessa giornata noi avevamo qualcosa da dire, qualcosa di importante. Lo abbiamo detto, ma in pochi erano interessati”. Non sono stati soltanto i giornali e le tv a ignorare il canto delle sirene delle agenzie europee.
La UE è la rovina dei popoli europei.
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