c’è un museo d’arte contemporanea molto originale, nato quattro anni fa dalle ceneri di un mercato coperto. Il grande edificio circolare adesso si chiama. Alle sue fondamenta, una collezione permanente alimentata da 500 opere del premio Termoli, inaugurato nel 1955. La scommessa è, a suo modo,, fuori dai classici circuiti metropolitani. Ma l’esperimento, nonostante il Covid di mezzo, sta mettendo le ali.
L’esposizione di Termoli è uno due binari di un progetto comune intitolato Jacovittissimevolmente: se nel centro adriatico l’accento viene posto sul suo metodo di lavoro , al Maxxi della sua Roma adottiva ha aperto i battenti il 25 ottobre. Quest’ultima, che ha invece un taglio antologico, chiuderà il 18 febbraio. Banghete! Bummete! Chissà cosa disegnerebbe oggi, e quali onomatopee sfornerebbe, in un pianeta sempre più plumbeo e sempre meno jacovittesco.
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