L’Iva, l’imposta sul valore aggiunto, è stata introdotta in Italia nel 1973. Lnel 1973 si attestava al 12% oggi tocca il 22%li ultimi aumenti dell’Iva sono stati il 17 settembre 2011, quando si passò dal 20 al 21% e il 1° di ottobre 2013, quando l’imposta salì al 22%
. Fino allo scorso anno — complice il meccanismo delle clausole di salvaguardia, che prevedevano un aumento automatico dell’Iva se non fossero stati raggiunti determinati obiettivi di contenimento del deficit pubblico — il tema all’ordine del giorno era quello di come evitare ulteriori inasprimenti dell’Iva.
«Affinché il taglio sia significativo e abbia un impatto sull’economia reale dovrebbe trattarsi di una manovra del valore complessivo di almeno 10 miliardi», spiega il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio Mariano Bella. Le ipotesi in questo caso potrebbero essere due:b) Un taglio dal 22 al 21% dell’aliquota “normale” e una discesa di 2-3 punti percentuali sull’aliquota “ridotta” del 10%.
Ma vediamo nel dettaglio quali sono le categorie merceologiche e il gettito apportato dai 4 scaglioni dell’aliquota Iva: il 4%, il 5%, il 1o% e il 22%. Tra i prodotti e i servizi esenti Iva ci sono i servizi medici, l’istruzione e i servizi domestici. Interessati dall’imposta sono dunque i consumi, per un ammontare di 820 miliardi di euro
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