. Cade dunque il fenomeno della fuga dei cervelli italiani all’estero? Non ancora, perché il saldo tra chi parte e chi ritorna è ancora a vantaggio dei primi ma la forbice tra le due tendenza si è drasticamente ridotta. Sull’inversione di tendenza hanno influito le forti agevolazioni fiscali su cui hanno potuto contare i «rimpatriati»; nell’arco di un decennio, complessivamente, i rimpatri sono stati 443.000.
il dato peggiore nel 2016 per poi risalire progressivamente fino al -19.000 di due anni fa., seguite da Svizzera e Francia. Significativa, poi la quota di italiani provenienti dal Sudamerica: si tratta diin anni ormai lontani e che ora beneficiano delle leggi sulla cittadinanza per gi «oriundi». Ciò che ha consentito di arrestare in buona parte la fuga dei giovani laureati dall’Italia e anzi determinarne il percorso inverso sono, vantaggio che agli altri lavoratori è garantito comunque al 70%.
Verrebbe da dire che la leva fiscale ha dato risultati; ma fino a che punto possiamo ancora permettercelo? Il governo Meloni, infatti, è: lo sconto sull’Irpef scenderebbe al 50% e viene inoltre richiesto l’impegno a rimanere in Italia per non meno di dieci anni.calcola che un laureato, cinque anni dopo la fine degli studi guadagna in media.
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievoDal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita America, le imprese italiane hanno investito 40 miliardi in 10 anni e ora crescono: i casi da Essilux a Perfetti e Zegna
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