L’intervista completa è pubblicata sul numero in edicola da mercoledì 25 marzo. Tutto il ricavato della vendita del numero 12 di Vanity Fair sarà devoluto in beneficenza all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo
In questi giorni, Elisabetta Pellegrino non può lavorare dietro al bancone della sua farmacia, la Sant’Anna di Bellizzi, 13 mila abitanti in provincia di Salerno. Ha la febbre. «Poche linee, 37,5, e ho anche la tosse, ma il mio medico mi ha detto che non serve che faccia il tampone perché non ho grandi sintomi e potrei avere una semplice influenza.
In ogni caso sono in autoisolamento e ci starò per un po’», racconta al telefono. Fino ai primi di marzo, in paese la sensazione era che il coronavirus fosse un problema del Nord Italia, preoccupante ma lontano. Poi, però, dopo una settimana di malattia, il 10 di marzo è morto un uomo di Bellizzi di 76 anni e il tampone post mortem ha rivelato che aveva contratto il Covid-19.
Da allora, il livello di allerta si è alzato. E in farmacia, tra i pochi negozi ancora aperti dopo il lockdown, «la sensazione è di essere in guerra. Abbiamo tutti paura, inutile negarlo. Le nostre sono famiglie grandi, io ho quattro figli, poi ci sono i genitori e i nonni, che sono i più a rischio.
Elisabetta e i suoi collaboratori hanno organizzato la consegna gratuita a domicilio dei farmaci. E la fantasia dei clienti a volte strappa un sorriso: «Di solito lasciamo i medicinali nell’ascensore, per evitare contatti. Un signore anziano che vive al secondo piano senza ascensore invece ha calato giù dal balcone un sacchetto con uno spago».
Complimenti!
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