ROMA - La recente condanna alla pena capitale emessa dal Tribunale antiterrorismo di Tunisi nei confronti di quattro imputati per l'omicidio politico del leader di sinistra Chokri Belaid, avvenuto nel febbraio 2013, ha riacceso in Tunisia il dibattito sulla pena di morte nell'ordinamento giuridico tunisino.
La giustizia tunisina continua a condannare gli imputati alla pena capitale, nonostante nel Paese vige una moratoria da oltre 30 anni. In questo contesto la Coalizione tunisina contro la pena di morte ha espresso in una nota la sua opposizione alla legge antiterrorismo 26/2015, che prevede per la pena di morte per gli autori di atti terroristici mettendo in guardia contro qualsiasi strumentalizzazione della questione, con l'obiettivo di normalizzare e ripristinare la pena di morte.
"La pronuncia della sentenza in questo caso, undici anni dopo il delitto, dimostra ancora una volta che la giustizia in Tunisia procede a passo di lumaca e che la verità non è stata completamente rivelata. Ad eccezione di alcuni carnefici, gli agenti che hanno incitato, hanno pianificato e hanno ordinato l'assassinio non sono stati processati.
La Coalizione ha inoltre chiarito che sconfiggere il terrorismo solo con ricette di sicurezza è"fuorviante, e si tratta di una soluzione illusoria".
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