Il settore del lusso sprofonda nella crisi e non vede una rapida ripresa

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Il settore del lusso prova a guardare avanti ma i numeri sulle vendite del primo trimestre sono più pesanti delle attese. Lo sguardo è già rivolto alla fine dell’anno, il momento più importante per il comparto. La paura però è che l’epidemia da Coronavirus possa cambiare anche le abitudini di spesa. A mostrare i segnali profondi della crisi sono stati i numeri appena arrivati dal colosso Richemont, secondo al mondo nel comparto. Il gruppo svizzero, che nel suo portafoglio ha marchi come IWC e Cartier, ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un crollo del fatturato del 18% con una flessione del 36% in Asia-Pacifico e un'autentica emorragia a Hong Kong (-67%). Più contenuta la contrazione in Europa (-9%) e Americhe (-9%). Di uno «Tsunami» ha parlato nell’ambito della presentazione dei dati, Johann Rupert, alla guida del colosso. Al termine dell'esercizio 2019/2020, l’utile netto di Richemont è calato del 67% a 931 milioni di euro, anche per il mancato conseguimento di una plusvalenza di 1,38 miliardi di euro legata all'acquisizione di Yoox Net-à-porter, società specializzata nella vendita online di beni di lusso. Nei 12 mesi al 31 marzo scorso il gruppo ha registrato un fatturato di 14,2 miliardi di euro, in aumento del 2%I risultati complessivi sono stati inferiori alle attese degli analisti, in particolare in termini di utile netto, stimato a 1,25 miliardi. Il dividendo sarà dimezzato. Su queste notizie, il titolo sulla Borsa di Zurigo ha ceduto il 2% ma la flessione è di oltre il 33% da inizio anno. Stessa sorte è toccata anche alle rivali LVHM e Swatch che hanno ugualmente deciso di dimezzare i dividendi agli azionisti. I prossimi mesi potrebbero portare dati anche peggiori visto che in mercati importanti, come l’Europa e Stati Uniti, la vita non è ancora tornata ai livelli pre-crisi. Secondo Rupert, l'industria dei beni di lusso è dipendente dalla disponibilità all’acquisto dei clienti, il cosiddetto «fattore benessere». Negli ultimi anni ha tratto grande bene

Il settore del lusso prova a guardare avanti ma i numeri sulle vendite del primo trimestre sono più pesanti delle attese. Lo sguardo è già rivolto alla fine dell’anno, il momento più importante per il comparto. La paura però è che l’epidemia da Coronavirus possa cambiare anche le abitudini di spesa. A mostrare i segnali profondi della crisi sono stati i numeri appena arrivati dal colosso Richemont, secondo al mondo nel comparto.

Su queste notizie, il titolo sulla Borsa di Zurigo ha ceduto il 2% ma la flessione è di oltre il 33% da inizio anno. Stessa sorte è toccata anche alle rivali LVHM e Swatch che hanno ugualmente deciso di dimezzare i dividendi agli azionisti. I prossimi mesi potrebbero portare dati anche peggiori visto che in mercati importanti, come l’Europa e Stati Uniti, la vita non è ancora tornata ai livelli pre-crisi. Secondo Rupert, l'industria dei beni di lusso è dipendente dalla disponibilità all’acquisto dei clienti, il cosiddetto «fattore benessere». Negli ultimi anni ha tratto grande beneficio dall'aumento dei viaggi internazionali.

Il lusso soffre la forte flessione delle vendite a livello globale. Nel primo trimestre sono calate di un quarto, frenate dalla limitazione ai viaggi, dalla chiusura dei negozi e dalla paura di una recessione globale. All’orizzonte non si intravede una rimonta. Secondo l’Altagamma Consensus 2020, elaborato in collaborazione con 22 analisti internazionali, il 2020 si chiuderà con un calo dei consumi di beni di lusso personale su tutti i mercati, con una media del -20%.

Per gli analisti, la crisi del settore porterà a una polarizzazione più evidente e presto partiranno nuove operazioni di consolidamento. «I marchi più forti generano i margini più alti e la maggior liquidità. L'attuale crisi cristallizzerà le classifiche.

 

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