, nido di ratti, dove i 257 “ratti” presenti dovranno ascoltarlo per più di un’ora. L’uomo che sta per prendere la parola nel parlamento della capitale Buenos Aires è Javier Milei e da dicembre governa l’Argentina. In campagna elettorale brandiva una motosega per fare a pezzi, diceva, uno stato che considera un carrozzone di buoni a nulla. Per Milei il nido di ratti è il parlamento con i suoi rappresentanti eletti, il cuore della democrazia argentina.
Anche in Europa i sostenitori della libertà d’impresa che non si fidano dello stato lo ammirano, mentre i difensori dello stato sociale lo detestano. La libertà promessa da Milei è quella del mercato.
“Alla maggior parte dei politici manca il coraggio per prendere provvedimenti drastici”, dice l’imprenditore. “Milei è di un’altra pasta”. Un’emittente radiofonica di Buenos Aires ha consigliato agli ascoltatori d’investire in scatolette di tonno a lunga scadenza: il loro valore sale per forza. Qualcuno investe in detersivi, quelli con gli stipendi migliori in televisori. Chi non ha niente, e sono sempre di più, vaga per le strade rovistando nei cassonetti, in cerca di carta, vetro, metallo, qualsiasi cosa si possa riciclare e rivendere.
Poi Milei ha studiato economia in un’università privata di Buenos Aires e ha preso anche due master. Nel tempo libero giocava in porta in una squadra di calcio e suonava in una cover band dei Rolling Stones. Terminati gli studi, ha trovato lavoro in un fondo pensioni privato e poi è diventato capo economista di una fondazione politica.
E allora perché non lascia il sindacato? “Per l’assicurazione sanitaria”, risponde. L’assicurazione è legata all’iscrizione a un’organizzazione sindacale: è così che i sindacati sono diventati ricchi e potenti.“Di dirigenti sindacali ne ho conosciuti tanti”, prosegue il padre, “hanno tutti tre case e altrettante auto di lusso”.
Secondo un deputato del partito del presidente, distribuiti tra i vari enti pubblici, oggi ci sono 650mila, “tutti pelandroni da licenziare”. Verificare le cifre è impossibile, ma una cosa è certa: in Argentina gli impiegati pubblici sono circa 3,4 milioni, mezzo milione in più rispetto a dieci anni fa.
Sull’altra riva ci aspetta il figlio di Carbajal con un pick-up. Proseguiamo verso la tenuta, superando uliveti e uno spiazzo per il bestiame. “È tutto nostro”, spiega la donna indicando l’orizzonte. Le terre di famiglia si estendono fino alle pendici delle montagne: sono circa 28mila ettari e c’è posto per quattromila capi di bestiame.
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