"Il problema dei tre corpi" tra distopia aliena e gialloUna fantascienza che viene da un altro mondo, o almeno da oltre la Muraglia cinese. Tradizionalmente il grosso della produzione fantascientifica mondiale nasce in lingua inglese.
I libri di Cixin non sono semplici e non era facile condensarli sullo schermo, portandone lo spirito in una serie. Netflix ha affidato il compito a David Benioff e D.B. Weiss, due specialisti di missioni impossibili. A loro si deve Il trono di spade di casa Hbo, tanto per capirsi. Hanno optato per un doppio binario. Da un lato, come nel libro di Cixin si parte dagli eventi cinesi degli anni Sessanta e questa parte della narrazione resta piuttosto fedele all'originale.
Senza aggiungere troppo per non rovinare la visione al pubblico si può dire che la serie è un prodotto riuscito, anche se ovviamente in otto episodi ha dovuto sforbiciare pesantemente molti temi del libro. Tra cui il sottotraccia, che si percepiva nelle pagine di Liu Cixin, che quello in cui siamo entrati potrebbe essere un futuro molto più cinese di quanto gli occidentali vorrebbero ammettere.
Ecco, forse l'intrigo è sin troppo sofisticato. Le prime puntate potrebbero dare l'impressione al pubblico di essere precipitati nuovamente in un loop infinito in stile Lost. In realtà non è così, tutto ha un capo e una coda. La serie gioca anche con intelligenza con alcune delle tecnologie reali con cui ci stiamo confrontando, come il virtuale e l'Intelligenza artificiale.
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