Al Diavolo non bastano tre gol per tornare alla vittoria contro Gilardino. La curva contesta la società e poi lascia S. SiroMilan fermato dal silenzio inquietante dello stadio, dalla contestazione della sua curva e in particolare dal Genoa battagliero di Gilardino, capace di mettere a nudo tutti i limiti più noti dei rossoneri di queste ore e di approfittarne passando dal doppio vantaggio all'inseguimento finale del 3 a 3 per la gioia dei suoi fan.
In quel silenzio rumoroso dello stadio, come ricorda uno striscione appeso in curva, il Milan si ritrova da solo e persino smarrito. È la conseguenza del clima surreale di San Siro - curva senza bandiere né cori, il resto dello stadio ammutolito più dalle indiscrezioni sul prossimo allenatore - che manda in tilt il sistema difensivo rossonero.
Anche nella ripresa c'è la solita partenza distratta scandita dal colpo di testa di Ekuban che rimette in salita il pomeriggio rossonero. Gabbia di testa da calcio d'angolo e Giroud sul cioccolatino di Pulisic riportano inutilmente avanti il Milan raggiunto su grave sfondone difensivo a pochi rintocchi dalla sirena grazie a un rimpallo sul piede di Thiaw in mischia.
Eppure in quel momento, paradosso del calcio, Pioli difende addirittura a 5, con l'ingresso di Thiaw e Kalulu dopo la sostituzione di Leao con Okafor che farà molto discutere e che spinge forse anche i curvaioli della sud ad abbandonare lo stadio, ultimo atto di un pomeriggio deciso probabilmente proprio dalla rivolta del tifo domestico.
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