In mezzo la storia di una delle band italiane più iconiche che è anche la storia della musica italiana in generale. Stiamo parlando deie del loro grande ritorno sul palco. Stadio di San Siro, oltre 50 mila spettatori, più di tre ore di musica. Cinquantasei canzoni, per essere precisi. Al centro, ci sono loro:, ricordando il compianto Stefano D’Orazio e Valerio Negrini, l'altro storico componente del gruppo.
I Pooh, tutti ultrasessantenni, sette anni fa avevano salutato il pubblico, raccontando di fermarsi qui. Ma poi hanno capito che nessuno può fermare la loro musica. «Ho imparato che nella vita è meglio non escludere mai niente, tutto può accadere in un attimo», ha spiegato Roby Facchinetti prima del concerto, «Ci siamo capitati, non era nostra intenzione. Sette anni fa quando scattammo l’ultima fotografia eravamo convintissimi di questo.
è d'accordo: «Sono grato ai Pooh, siamo cresciuti insieme, anche quando io non c’ero, loro erano la mia famiglia. Sono felice, onorato ed emozionato».
. Questo periodo di lontananza ci ha portato anche a riflettere che, bene o male, i Pooh singolarmente valgono il dieci per cento, insieme sono il cento per cento».Il Volo, fiamme e canzoni cantate insieme fino all'ultima strofa. Il paragone decisamente azzeccato è di Dodi Battaglia: «Siamo popolarissimi, esistiamo da quegli anni e siamo alla seconda rinascita, siamo la nuova 500». Cosa succederà ancora in futuro? «Non si sa, vogliamo goderci il momento, non sappiamo dove andremo a finire».
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