Lunedì il numero dei morti per il gravissimo terremoto avvenuto nella notte tra domenica e lunedì nel sud della Turchia e nel nord della Siria ha superato le 11mila persone. Come le precedenti stime è un numero provvisorio: i soccorsi sono al lavoro da giorni e ci sono ancora migliaia di dispersi sotto le macerie.persone sono morte in Turchia, mentre in Siria sarebbero morte
1.262 nelle parti di paese controllate dal regime di Bashar al Assad e più di 1.400 nei territori a nord-ovest del paese, occupati dai ribelli. I feriti sono decine di migliaia. Sta diventando sempre meno probabile che i dispersi vengano trovati vivi: secondo le squadre di soccorso al lavoro, per salvare i sopravvissuti sono cruciali le primeSia in Siria che in Turchia i rispettivi governi hanno mobilitato tutti i mezzi e i servizi disponibili, ma i danni sono estesissimi e per far fronte a tutto servono ulteriori aiuti. Molti ospedali sono sovraffollati e senza il personale e gli strumenti necessari per far fronte a tutto.
La situazione è ulteriormente complicata in Siria, dove è in corso da oltre un decennio una guerra civile che già prima del terremoto aveva devastato il paese. In molte aree del nord-est della Siria, quelle controllate dai ribelli e proprio quelle più colpite dal terremoto, l’accesso dei soccorsi è invece complicatissimo e possibile solo attraverso il confine con la Turchia, e comunque con percorsi lunghi e complicati.
, un’organizzazione di volontari di difesa civile noti per i soccorsi prestati alla popolazione durante la guerra. I Caschi bianchi hanno chiesto in queste ore aiuto per riuscire a gestire tutti i soccorsi.
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