L’amaro è un gusto complesso, in genere poco amato. Tanto che come aggettivo, nel parlar comune, si utilizza per descrivere qualcosa di difficile da mandar giù e accettare.
Ma l’amaro non deve, e non può, essere solo accostato ad alimenti poco gustosi, perché spesso dentro i cibi e le bevande amare si nascondono composti buoni, come gli antiossidanti. Chi si intende di olio extravergine di oliva, ad esempio, ricorda che quelli più amari e piccanti sono i migliori perché ricchi di polifenoli. Idem il cioccolato: si sa che quello fondente, povero di zucchero, è un toccasana per la salute.
C’è poi il vantaggio indiretto. «Abituandoci ad apprezzare alimenti dal sapore leggermente amaro diminuiremo automaticamente la nostra preferenza per lo zucchero e ne aggiungeremo meno dove non è necessario», continua l’esperta. «Ad esempio nel tè o nel caffellatte, con conseguenze benefiche a lungo termine. Assumere meno zuccheri, infatti, riduce il rischio di diabete di tipo 2, obesità, malattie metaboliche e cardiovascolari».
Tra i vegetali esotici possiamo trovare il bitter melon cinese, il rafano, il wasabi e il rabarbaro. Insomma, apprezzare l’amaro e assumere cibi e bevande meno zuccherate avrebbe un plus anche dal punto di vista culturale. «Ci aiuterebbe a riappropriarci di molte varietà vegetali ormai scomparse», conclude Bassoli, «e potremmo contribuire a migliorare e tutelare la biodiversità agronomica».
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