A quasi tre mesi dall’inizio delle proteste contro la legge sull’estradizione che avrebbe permesso a Pechino di giudicare i dissidenti al di là del finora sicuro confine con Hong Kong, qualcosa si muove: mentre sulla ex colonia britannica cala la notte, telegiornali e social network moltiplicano la notizia della giornata, vale a dire la decisione della governatrice Carrie Lam di ritirare definitivamente quella legge della discordia per uscire dall’ormai esplosivo impasse estivo e tendere...
La violenza che, nelle parole della governatrice, «danneggia le fondamenta della società» non piace di certo agli studenti, ai loro professori e ai genitori che insieme ad ampie fette della società di ogni età e di ogni ceto sociale sfilano resilienti dall’inizio dell’estate per dire no alla legge sull’estradizione ma poi anche per chiedere le dimissioni della Lam, un’inchiesta indipendente sugli abusi della polizia, il rilascio degli oltre mille manifestanti arrestati...
Amnesty International plaude alla novità ma chiede di approfondire la repressione messa in campo dalla polizia. La piazza che è rimasta unita rispetto al proprio governo e alle interferenze della madrepatria comincia a dividersi tra moderati-riformisti e i più giovani, i più arrabbiati, quelli che in una Hong Kong già costosissima per loro e a rischio di diventare anche meno libera non hanno nulla da perdere e ripetono che il governo capisce solo le maniere forti.
Se Hong Kong evita il bagno di sangue vince la possibilità di convivere in autonomia con la madrepatria e forse dunque anche la realpolitik di parte del partito comunista cinese . Se Hong Kong muore l’orizzonte diventa nerissimo per molti nella regione, come dimostra l’impennata delle richieste di visto speciale per la Gran Bretagna .
Joshua Wong tira dritto un po’ a nome di tutti, si punta al primo ottobre, festa nazionale della Cina che vedrà i riflettori del mondo puntati verso l’estremo oriente. Ci sono tre settimane di tempo davanti e sul tavolo le quattro proposte avanzate da Carrie Lam . A sostenere almeno formalmente la piazza di Hong Kong si sono levati in occidente finora solo gli Stati Uniti . Le bandiere americane in piazza non sono un caso.
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