C’è voluta una pandemia per far capire a chi prende decisioni di politica economica l’importanza e la flessibilità del tessile-moda-abbigliamento.
Colpito come e forse più di altri dal lockdown, fin dalle prime settimane di emergenza sanitaria il settore ha fatto la sua parte. Da Armani a Zegna, le grandi aziende hanno convertito impianti alla produzione di camici e mascherine in tnt . La pandemia ha mostrato inoltre quanto le decine di migliaia di imprese della filiera italiana siano legate ai territori: sono state fatte innumerevoli donazioni a strutture sanitarie e sezioni della Protezione civile.
La filiera italiana del tessile-moda-abbigliamento, unica al mondo ancora intatta , in tempi di pandemia ha continuato a fare e a dare. Senza chiedere nulla se non regole chiare e possibilità di essere ascoltata e coinvolta nelle politiche economiche per l’emergenza. È avvenuto solo in parte: le aziende hanno utilizzato gli ammortizzatori sociali, ma alla fine, ad esempio, non potranno contare sul bonus consumi di cui si era parlato. Il settore è in profonda difficoltà, stretto tra i quattro mesi di interruzione quasi completa delle attività manifatturiere e commerciali e il congelamento dei consumi durante il lockdown, seguito da una lenta ripresa di quelli interni, ma in assenza quasi totale di quelli legati al turismo dall’estero.
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