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Gli insulti di Sung e quel podio violato

Il podio violato, un’altra volta ancora. C’è una sacralità nello sport e infrangerla significa fare il giro del mondo: i guanti neri di Smith e Carlos nel 1968 sono un pugno alla storia; l’urlo di Sun Yang sbattuto in faccia al britannico Scott rompe il muro di un suono che di solito è quello degli inni.

Mondiali di nuoto in Corea, a Gwangju, protesta atto secondo. Per chi l’avesse perso, ecco il primo: nei 400 stile libero di domenica la medaglia d’oro va al cinese Sun Yang che nuota da dio ma ha la carriera macchiata. Ha flirtato con il doping tanto da venire squalificato, si è assentato per un po’ dalle piscine e quando capita a un atleta di questo calibro c’è sempre puzza di bruciato e, per ultimo, ha distrutto una provetta delle analisi, le sue, nella vigilia mondiale.

Uno dei punti fondanti della filosofia cinese è assecondare il destino, nuotare sempre secondo la corrente per mai perdere calma e serenità. Sun deve averci pensato ieri quando Scott è sì salito sul podio, ma gli ha negato stretta di mano e foto protocollo e non ci ha visto più. Ha mollato lo ying ed è uscito lo Yang: un urlo in faccia al britannico che lo guardava impassibile, «fuck you, io ho vinto, tu hai perso». Non «io sono pulito».

 

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