. Hanno sfiorato quello che sembrava anche solo impossibile sfiorare, perché è logico pensare che essere in tanti renda facile, quasi banale, la fagocitazioni di due corridori soltanto in una tappa con parecchi su e giù, ma con gli ultimi trenta chilometri senza grosse asperità.
È un duro lavoro quello degli avventurieri del Giro d’Italia, una sfacchinata che a volte non porta a niente, che si può interrompere a pochi metri dall’arrivo, ma che, proprio per questo, li rende indispensabili, perché animati dallo stesso spirito primigenio della biciclettaNessun rimpianto, non c’è da averne, di delusione sì, è comprensibile in certi casi, quando il traguardo è lì a un passo e non sei te a passarlo per primo dopo decine e decine di...
Il ciclismo è anche questo, mettere il piede a terra a fine tappa e non crogiolarsi troppo in festeggiamenti o delusioni, pensare alla prossima occasione, perché serve sempre crearsi una nuova occasione, non te la cala dall’alto nessuno.. Il danese era stato rallentato da una caduta alla prima tappa. E quando era riuscito a disputare lo sprintA Napoli ha vinto davanti a Jonathan Milan
, che dopo il successo a San Salvo ha infilato un altro piazzamento buono per la difesa della maglia ciclamino, e Pascal Ackermann. L’ex campione del mondo è riuscito a vincere anche al Giro d’Italia dopo Vuelta e Tour: centoquattresimo corridore a essere riuscito a vincere almeno una tappa in tutti e tre i grandi giri di tre settimane.
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