Questa è una storia che inverte le logiche dell’adozione e dimostra che un cuore che pulsa non segue nessuna regola. Solitamente siamo abituati a leggere storie di bambini, istituzioni, famiglie che adottano un cane randagio o abbandonato, che lo tolgono dalla strada o da un canile per offrirgli una casa e tante cure. Siamo in Sicilia e in questa storia, il cane Gigetto, un quattrozampe randagio, ha adottato un asilo, il luogo dell’accoglienza, del gioco e della cura.
Una mattina di settembre, apparentemente come tante altre, un grosso cane dinoccolato e panciuto si aggirava nei pressi della scuola.Gigetto era un grosso cane senza nome. Aveva due occhi grandi e scuri, il pelo raso, lucido e folto che ricordava quello di un molossoide, era simpaticamente in sovrappeso e aveva dipinta in volto un’espressione languida, tremendamente coinvolgente. Stava seduto sul ciglio della strada, sempre nello stesso punto.
La proprietaria-direttrice di questo asilo si è subito resa conto dell’influenza benefica di questo osservatore-partecipante a quattro zampe e pensò bene di insignirlo del ruolo che meritava: aiuto insegnante. Il simpatico e paterno quattrozampe svolge diligentemente e amorevolmente il suo lavoro. Ogni mattina si reca in cortile, aspetta i bambini, li accompagna dentro la scuola, ritorna in cortile in attesa degli altri e poi torna a dormire. Quando suona la campanella che sancisce l’inizio della ricreazione si sveglia, si stiracchia e si prepara per la sua seconda missione della giornata: fare compagnia ai bambini in cortile e giocare con le loro palle e sonagli.