Nel sobborgo del capoluogo ligure il malessere dei giovani tra furti, spaccio e autolesionismo. I residenti: «Mancano i servizi, non c’è un medico, un supermercato o un tabaccaio»I volontari della comunità di Sant’Egidio al Cep, il quartiere più difficile del ponente genovese
Così quest’ascensore di via Novella diventa il simbolo di un quartiere irrisolto, contraddittorio, difficile. Il Cep, acronimo di Centro edilizia popolare. Chi abita qui non lo ama. Il nome preferito è Ca’ Nuova. Quartiere nato alle spalle del ponente di Genova alla fine degli anni Sessanta, gli ultimi del boom economico. Nato per rispondere alla massiccia immigrazione del Sud.
Racconta Sergio Casali: «Uno studente di Voltri, sul mare, mi ha detto: prof, io abito a un chilometro di distanza in linea d’aria ma sembra che in mezzo ci sia un muro». Casali è docente di religione al liceo scientifico Cassini ed è un volontario di Sant’Egidio. Conosce la realtà del territorio. Punta l’obiettivo su queste generazioni Carlo Besana: «I primi a non partecipare più alle nostre iniziative sono stati i ragazzi di 18 e 19 anni. Oggi anche quelli di 13 o di 14 preferiscono trascorrere le loro giornate in altri quartieri. A Voltri, a Pra’, a Pegli. Tante famiglie li lasciano liberi già a quell’età di far quello che vogliono. Così diventa difficile fare un’opera di aggregazione e di educazione».
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