I nomi degli uragani sono terminati e si è cominciato a battezzarli con lettere greche. Ogni anno il National Hurricane Center degli Stati Uniti predispone 21 nomi da dare alle tempeste tropicali che si formano sull’Atlantico, ma i mutamenti climatici ne producono oggi molte di più e il vecchio sistema si mostra insufficiente. Wilfred, l’ultimo nome disponibile, è stato assegnato venerdì. Sabato è dunque arrivato Alfa, subito seguito da Beta. E non è finita.
E’ la seconda volta che si deve ricorrere all’alfabeto greco per dare un nome alle tempeste. Era già accaduto nel 2005, quando ce ne furono in tutto 27, compresi 15 uragani tra i quali Emily, Katrina, Rita e Wilma furono particolarmente violenti. Katrina causò da solo 1800 vittime e 125 miliardi di dollari di danni. Nessun uragano è stato così distruttivo in questa stagione, ma se ne formano molti di più.
Le tempeste che diventano abbastanza minacciose da meritare un nome sono aumentate di numero, ma per fortuna non ancora di forza. Wilfred si è esaurita in Atlantico, Alpha ha portato solo un po’ di pioggia in Portogallo e Beta potrebbe fare qualche danno in Texas. Alle Bermuda, Teddy è arrivata solo una settimana dopo Paulette, non lasciando alle isole già martoriate dall’assenza di turisti un attimo di respiro.
Il National Hurricane Center sceglie ogni anno un nome per ogni lettera dell’alfabeto occidentale, dalla A alla W, scartando però Q, U, X, Y e Z che potrebbero creare confusione nelle comunicazioni marine. L’alfabeto inglese è composto da 26 lettere e ne restano quindi 21 per nominare gli uragani e le tempeste.
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