«Noi siamo a testa alta», dice Antonio Sangermano, capo del dipartimento Giustizia minorile del ministero.
Come è possibile che al Beccaria accadessero crimini del genere senza che il ministero se ne accorgesse? «Il Dipartimento che dirigo ha fatto tutto ciò che doveva, segnalando e denunciando le ipotesi di reato emerse nonché collaborando attivamente con la Procura di Milano. Il mandato che ho dato al Comandante del Reparto, da me applicato all'Ipm di Milano proprio in questo difficile frangente, e al direttore, è stato quello di lavorare solo ed esclusivamente per reinstaurare la legalità all'interno dell'Istituto.
Adesso diranno che la cultura securitaria di questo governo, la cosiddetta «legge Caivano», è la mandante morale? «Contro la legge Caivano ho ascoltato critiche ideologiche e fuorvianti. Invece ha inoculato nel sistema maggiore rigore, fornendo alla magistratura minorile, che non mi pare una pericolosa sacca reazionaria, più incisivi strumenti di intervento giurisdizionale sulle devianze giovanili. Va anche detto che le devianze giovanili hanno assunto maggiore intensità lesiva, che aumentano i soggetti minori poli-assuntori di sostanze stupefacenti.
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