L’antipasto delle elezioni Europee andato in scena in Olanda ha anche anticipato, in qualche modo, i toni delle analisi politiche che leggeremo domani, e soprattutto dopodomani, su buona parte della stampa continentale.
Il preambolo dal Paese dei tulipani è esiste per via del fatto che in Europa non ci sia un election day ma si voti alla spicciolata in base alle usanze e alle specificità dei singoli membri. Giovedì quindi ha alzato il sipario l'Olanda, ieri è toccato a Irlanda e Repubblica Ceca, oggi e domani tutti gli altri.
Il Pvv si è invece fermato al 17% circa, eleggendo 7 eurodeputati certi. Timmermans nel suo bagno di dopamina ha lanciato un messaggio, immediatamente rilanciato dai giornali, a tuta Europa: «Fate come in Olanda, la destra si può fermare». Be’, se come modello da seguire intende proporre quello capace di portare i sovranisti da zero al 23% e al governo del Paese in meno di cinque anni, allora si accomodino pure tutte le sinistre.
Di più. Il fronte guidato da Timmermans ha nel suo complesso perso un seggio rispetto alla scorsa tornata, mentre gli osservatori sembrano dimenticare che alle Europee del 2019 il partito di Wilders ne ottenne uno solo, tra l'altro successivamente perso dopo il passaggio a un altro partito del suo eletto.
Olanda Pse Socialisti Frans Timmermans Geert Wilders
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