Emily Blunt, dal 1 maggio nelle nostre sale in The Fall Guy con Ryan Gosling, dice di detestare profondamente l'algoritmo, che è l'antitesi dell'arte e della creatività e che avrebbe sconsigliato di fare un film come Oppenheimer.
In un'epoca sempre più condizionata dalla tecnologia e nella quale la minaccia dell'Intelligenza Artificiale in sostituzione dell'uomo potrebbe diventare realtà, gli artisti prendono posizione. , ad esempio, non fa mistero del suo odio per l'algoritmo, che più di ogni altra cosa è nemico dell'azzardo e della novità.
dice dunque la sua sull'algoritmo, o meglio sulle decisioni che vengono prese in base all'algoritmo. L'attrice riporta l'esempio di Oppenheimer per dimostrare che l'algoritmo può sbagliare. Ci sono delle cose nuove che mi provocano frustrazione: l'algoritmo, per esempio. Odio quella cazzo di parola, scusate la parolaccia! Come può essere associato all'arte e ai contenuti? Come possiamo permettere che determini cosa avrà o non avrà successo? Voglio fare un esempio. Ho recitato in un film di tre ore incentrato su un fisico che ha avuto l'impatto che ben conosciamo. L'algoritmo probabilmente non lo avrebbe capito.
Non puoi battere un algoritmo nel suo lavoro, e questo, paradossalmente, mi obbliga ad essere più umano e a scegliere progetti"fatti a mano" comeha ottenuto un incasso mondiale di circa 960 milioni di dollari, imponendosi come il più remunerativo biopic di sempre. Lo stessonon si aspettava un tale successo, considerando la durata del film, l'uso del bianco e nero e il divieto ai minori di 13 anni non accompagnati.
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