Il volo è silenzioso e a pelo d’acqua. L’occhio elettronico perlustra metodicamente le due sponde. All’improvviso l’immagine si ferma. Torna indietro. Osserva un grosso tubo di cemento che sbuca dalla parete., il grande malato. Il fiume che fa doppiamente paura. Per gli scatti d’ira che sfoga sulla periferia nord di Milano. E per il carico di veleni che trasportano le sue acque.
L’inquadratura scandaglia ogni angolo. Setaccia una parete coperta di rampicanti. Percorre più volte, con pazienza, ogni tratto per provare a pizzicare le condutture abusive che sversano liquami. Si sfruttano le capacità offerte dalla tecnologia per infilarsi nei «canyon» stretti tra argini e case a strapiombo per superare le «zone d’ombra» di solito irraggiungibili ai tecnici.
L’obiettivo è creare una mappa, un censimento georeferenziato, di tutti gli scarichi lungo il corso del Seveso: da Milano, alla Brianza, fino alla provincia di Como . E consegnare così alle amministrazioni locali e regionale uno strumento da cui muovere poi con scelte e decisioni operative per ripulire il fiume. I primi pattugliamenti sono già iniziati. Si è partiti dalla Brianza. Nel corso dell’anno il raggio d’azione sarà esteso anche al Milanese e al Comasco.
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