una delle pagine più contorte del perverso rapporto tra mafia e politica in Sicilia
. Quindici anni per un processo di misure di prevenzione, personale e patrimoniale, sono comunque troppi "persino" per, figlio di don Vito, ex sindaco mafioso di Palermo. Coccolato dalla Procura di Palermo nel corso di una lunga stagione, quella sulla Trattativa Stato-mafia, e picconato dai giudici che hanno mandato in frantumi la sua credibilità. Per anni Ciancimino junior ha portato a spasso i pubblici ministeri lungo il tortuoso percorso delle sue memorie.
. Alcune davvero ridicole come quando giurò di avere riconosciuto nel segretario generale del Quirinale il fantomatico “signor Franco”, uomo misterioso e mai identificato dei nefasti accordi. Ora i giudici della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo dicono che. Esito scontato visto che la richiesta di applicare la sorveglianza speciale è vecchia quasi quanto quella di confiscare i beni, per altro già quasi tutti bloccati in sede penale.
La pericolosità sociale deve essere attuale e ormai da anni Massimo Ciancimino, scrivono i giudici, è fuori dai circuiti criminali , al netto di qualche sospetto o poco più. È stato la longa manus del padre quando, partendo dall'affare della metallizzazione dei comuni siciliani, don Vito creò un impero. Sono andate in confisca società, in Italia e all'estero, immobili e chi più ne ha più ne metta. Un vorticoso giro di soldi spesso anche per assecondare i capricci del figlio, che ha comprato yacht e Ferrari.. Dunque niente sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.
RiccardoLoVerso Ditelo a Santoro
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