Hamas arriva a Mosca, altro segnale di legittimizzazione sul piano internazionale, dopo le parole di Erdogan: sono combattenti non terroristi. Lo dice il vortice di incontri tra diplomatici del Cremlino e delegati palestinesi arrivati dal Qatar. Incontri quelli tra Doha e Mosca anche qui centrati sulla liberazione degli ostaggi e sulla necessità di appoggio da parte del fronte arabo nel giorno in cui proprio Hamas torna a chiedere la mobilitazione delle sue folle contro lo Stato ebraico.
La telefonata di Erdogan e papa Francesco Lontano dalle luci del vertice europeo poi è ancora lui, il presidente turco, Receep Tayyip Erdogan, a tenere banco sul fronte diplomatico della guerra in Medioriente. Sin dal mattino presto, quando Erdogan e papa Bergoglio hanno avuto una lunga telefonata centrata sulla crisi in corso in Terra Santa.
Le critiche all’Ue e alle Nazioni Unite Se ieri ha preso posizione sulla natura di Hamas, oggi Erdogan è tornato a criticare l’Unione Europea e le Nazioni Unite: quanti bambini dovranno ancora morire prima che l'Unione Europea chieda ufficialmente il silenzio delle armi; quante tonnellate di bombe dovranno ancora cadere su Gaza prima che il consiglio di sicurezza faccia qualcosa.
Il cardinale Zuppi chiedi sforzi diplomatici Chi chiede ulteriori sforzi diplomatici è dalla Santa Sede, il cardinal Zuppi, che in linea con altri ribadisce la necessità di fermare gli scontri ribadendo che proprio Hamas e non Israele è il primo nemico del popolo palestinese. Popolo, infine, a cui la Cina sta per far arrivare una prima tranche di aiuti umanitari da due milioni di dollari.
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