Da stelle del basket biellese a manager di successo: la coppia di campioni Usa che amava le città d’arte

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Il lunedì per i giocatori di basket è il giorno libero. C'è chi lo passa a riposare dormendo più a lungo, chi recupera le energie perché magari la domenica sera ha tirato tardi in discoteca. E poi c'era Alex Bougaieff che saliva in auto e guidava verso una città d'arte, per passare una giornata tra monumenti e musei. Con lui e la fidanzata c'erano spesso anche Kevin Rankin e la moglie: erano gli anni tra il 2000 e il 2002, quelli della Fila che conquistò la serie A e della Lauretana che ci giocò per la prima volta nella sua storia. E già s'intuiva che quei due ragazzoni arrivati da oltreoceano con la loro dote di centimetri (207 Bougy, 210 Rankin) erano lontanissimi dallo stereotipo dello sportivo medio, tutto pallone, palestra e divertimenti. Non a caso, ora che sono passati vent'anni, la loro vita è cambiata: dal legno del parquet a quello della scrivania in un ufficio da manager, nel settore dell'energia Bougaieff, in quello delle assicurazioni Rankin. Forse anche per gli impegni di lavoro, Marco Atripaldi non è riuscito a convincerli a tornare per la festa dei 25 anni di Pallacanestro Biella. Ma quando si parla dei due lunghi della squadra delle 30 vittorie, ha un aneddoto speciale: «Andavano fino a Firenze o in Veneto in giornata. Gli dicevo: Bougy, guarda che è lontano. Lui rispondeva che negli Usa era tutto lontano. Non erano 300 chilometri a spaventarlo». Quella di Alex Bougaieff è una storia da cosmopolita dalla nascita: cittadino americano e canadese, nato a Trois-Riviéres in Quebec, un passaporto francese che gli consentiva di essere tesserato come comunitario, aveva anche solide radici ebraiche. Fu una delle ragioni che spinse il Maccabi Tel Aviv, la superpotenza della pallacanestro israeliana ed europea, a contattarlo. Disse di no: preferiva un ruolo di primo piano a Biella che un posto in panchina in Eurolega. Con cinque stagioni e 171 partite a referto tra il 2000 al 2004, Bougaieff è lo straniero con più presenze di sempre nella storia rossoblù. Quan

Il lunedì per i giocatori di basket è il giorno libero. C'è chi lo passa a riposare dormendo più a lungo, chi recupera le energie perché magari la domenica sera ha tirato tardi in discoteca. E poi c'era Alex Bougaieff che saliva in auto e guidava verso una città d'arte, per passare una giornata tra monumenti e musei.

Forse anche per gli impegni di lavoro, Marco Atripaldi non è riuscito a convincerli a tornare per la festa dei 25 anni di Pallacanestro Biella. Ma quando si parla dei due lunghi della squadra delle 30 vittorie, ha un aneddoto speciale: «Andavano fino a Firenze o in Veneto in giornata. Gli dicevo: Bougy, guarda che è lontano. Lui rispondeva che negli Usa era tutto lontano. Non erano 300 chilometri a spaventarlo».

Quella di Alex Bougaieff è una storia da cosmopolita dalla nascita: cittadino americano e canadese, nato a Trois-Riviéres in Quebec, un passaporto francese che gli consentiva di essere tesserato come comunitario, aveva anche solide radici ebraiche. Fu una delle ragioni che spinse il Maccabi Tel Aviv, la superpotenza della pallacanestro israeliana ed europea, a contattarlo. Disse di no: preferiva un ruolo di primo piano a Biella che un posto in panchina in Eurolega.

Con cinque stagioni e 171 partite a referto tra il 2000 al 2004, Bougaieff è lo straniero con più presenze di sempre nella storia rossoblù. Quando cambiò maglia, mise la sua solidità al servizio di Casale, Fabriano, Vigevano e Venezia, per restare in Italia. E da quando ha smesso con il basket, ha puntato sulle sue tre lauree in arte, matematica ed economia.

Anche Kevin Rankin, a carriera finita, ha seguito strade alternative, nel mondo di banche, finanza e assicurazioni. La città dove si è stabilito insieme alla moglie Laura è Chicago. Qui è manager con particolare esperienza sulle polizze contro i danni derivati da attacchi informatici. Nel frattempo ha trovato posto nella hall of fame del basket del Wisconsin, dove dominava ai tempi del liceo.

 

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