C’è un momento per il dialogo, e un momento per la fermezza. In politica estera, come nella vita. L’Italia, insieme alla Germania e a pochi altri, ha sempre cercato di lasciare aperta una porta al dialogo con la Russia, da un lato nel solco della tradizione della politica estera della nostra Repubblica, dall’altro per la consapevolezza che la Russia voglia e possa giocare un ruolo cruciale in alcuni dei dossier per noi prioritari .
Quella del dialogo non è solo una postura legata alla Guerra fredda, ma una tradizione consolidata e proseguita anche nell’ordine post-bipolare.
Con il peggioramento della situazione tra Russia e Ucraina, con Mosca che da novembre ammassa truppe al confine della regione contesa del Donbass, formalmente parte dell’Ucraina ma dove governano di fatto le repubbliche russofone autoproclamate di Donetsk e Luhansk, si deve però cambiare atteggiamento. La nostra tradizionale attitudine al dialogo non deve trasformarci in una potenza riluttante, o peggio in un intralcio rispetto alla fermezza adottata dai nostri principali alleati.
Mi sembra che il tutto nasca dal fatto che l'Ukraina entri nella Nato. Quindi Forze Armate e Armi potenzialmente ostili al confine russo. Mi ricoda tanto la crisi di Cuba. Solo che ora tocca alla Nato e agli USA 'invertire la rotta'.
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