L’azienda Proofpoint e la community"Facciamo Sistema" hanno realizzato un’indagine interrogando i direttori della sicurezza informatica di 138 aziende italianeNel mirino degli attaccanti informatici non ci sono più le infrastrutture, ma i dipendenti. Queste le conclusioni di un’indagine statistica condotta da Proofpoint e dalla community di Facciamo Sistema - Cybersecurity, che hanno inviato un questionario ai Ciso di 138 medie e grandi aziende italiane.
Più pericolose rispetto alla protezione degli asset aziendali sono invece le altre tipologie di attacco riscontrate, che mirano più specificamente a sottrarre informazioni o condurre truffe: phishing , compromissione delle caselle di posta elettronica , furto di credenziali o minacce interne , compromissione di account cloud e ransomware . Attacchi che «possono avere un impatto finanziario e sulla reputazione devastante per le imprese», sottolinea lo studio.
Secondo una stima fornita dall’Fbi, l’agenzia governativa di polizia federale statunitense, tra il giugno 2016 e il luglio 2019 nel mondo la quantità di soldi sottratti utilizzando attacchi Bec o la compromissione di caselle di posta elettronica aziendali ammonterebbe a 26,2 miliardi di dollari. «Ma non tutti segnalano le truffe subite, quindi sicuramente il dato è sottostimato», commenta Maiocchi.
Ma il problema arriva semmai al momento del dialogo con i quadri aziendali, ritenuti preparati rispetto alle misure necessarie da adottare solo nel 21 per cento dei casi. Anche la fiducia nei confronti delle soluzioni tecnologiche adottate e dei team di sicurezza, rispettivamente del 59 e del 54 per cento, è bassa.
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