di Monteverdi è benvenuta. Perché non si tratta della “prima opera della storia della musica”, come curiosamente scrivono all’Opéra-Comique sul programma di sala di questa nuova produzione, il primo spettacolo ad andare in scena con il pubblico; ma del primo capolavoro del melodramma, sì. Il divin Magno si impossessa del nuovo genere e subito ne sfrutta tutte le potenzialità drammaturgiche; lo porta, per così dire, alle estreme conseguenze.
Ma tutta la compagnia è nel complesso assai buona. Il protagonista, Marc Mauillon, ha il timbro giusto, da baritono chiaro o da tenore scuro, un italiano perfetto, molta espressività e delle agilità facili per “Possente spirito” . Quest’ultimo ha la bella voce di basso di Salvo Vitale, Luciana Mancini è inappuntabile come Musica ed Euridice, Marianne Beate Kielland talvolta aspra come Speranza e Proserpina e Furio Zanasi, dopo tremila Orfei, passa ad Apollo.
Insomma, manca solo lo spettacolo. A teatro va benissimo lavorare per sottrazione, ma bisogna stare attenti che a forza di togliere poi rimanga niente. Qui c’è il solito palcoscenico nudo ma purtroppo non crudo, con qualche fiore rosso a fare l’Arcadia e tre ballerini a fare qualcosa durante cori e danze. Costumi neutri. Il tentativo di mischiare danzatori, cantanti e coristi funziona ma rimane sempre una mera illustrazione, senza alcuna interpretazione.
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