Un po’ alla volta, la luminosa sala da pranzo di un hotel di campagna vicino a Potsdam, a ovest di Berlino, si riempie di persone. Sono una ventina. Esponenti dell’Alternative für Deutschland , militanti del Movimento identitario o di confraternite studentesche nazionaliste. Ci sono anche medici, avvocati, politici, imprenditori e due rappresentanti dell’Unione cristiano democratica legati all’associazione conservatrice Unione dei valori.
È un tema giuridicamente delicato per l’Afd, al centro di un dibattito per metterlo al bando. Ma questa è solo un’anticipazione di quello che potrebbe succedere se l’Afd dovesse arrivare al potere in Germania. Quello immaginato durante il fine settimana all’Adlon è un vero e proprio attacco contro la costituzione tedesca.
L’albergo si trova sul lago Lehnitz, non lontano da Potsdam. È un edificio degli anni venti con un tetto di tegole rosse e vista sul lago. I primi invitati arrivano venerdì. Un suv bianco con la targa di Stade parcheggia nel cortile, dai finestrini esce la musica del gruppo rock Frei.Wild: “Noi, noi, noi, noi creiamo la Germania”.
Le riflessioni di quel giorno si possono sintetizzare in un unico concetto: le persone dovrebbero poter essere espulse dalla Germania se secondo loro hanno il colore della pelle sbagliato, l’origine sbagliata o se non sono sufficientemente “assimilati”, anche se a tutti gli effetti sono cittadini tedeschi. Di fatto è un attacco alla costituzione tedesca, in particolare al diritto di cittadinanza e al principio di uguaglianza.
Quando sette anni fa è entrata nel partito, Huy “pensava già alla remigrazione”. Per questo motivo l’Afd non si è più opposta alla doppia nazionalità. “Perché se qualcuno ha già un passaporto, possiamo ritirargli quello tedesco”. Come dice Huy, gli immigrati che possiedono un passaporto tedesco dovrebbero essere attirati in una sorta di trappola.
Mörig ha preso le distanze dalle dichiarazioni; “ricorda” in modo diverso le affermazioni di Sellner. Se avesse sentito delle dichiarazioni del genere, scrive Mörig, “avrebbe senza dubbio mosso delle obiezioni”, in particolare per quanto riguarda il trattamento disuguale dei cittadini tedeschi. Si fa strada l’idea di creare uno “stato modello” in Nordafrica. Sellner spiega che in questa regione potrebbero vivere fino a due milioni di persone da “trasferire”. Ci sarebbero opportunità di formazione e di sport. E potrebbe andarci anche chi sostiene i rifugiati.
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