Contro i test alle toghe spunta l'ipotesi del ricorso alla ConsultaDottor Gratteri, possiamo approfondire questa storia dei politici e della cocaina? «Non penso proprio dopo l’articolo che mi avete dedicato in prima pagina». Nicola Gratteri, capo della Procura di Napoli, risponde così ieri alla richiesta del Giornale di capire esattamente a cosa si riferisse, quando a due ondate, nei giorni scorsi, ha detto la sua opinione sui test ai magistrati introdotti dal governo Meloni.
Nell’attesa di capirci meglio, con le sue esternazioni Gratteri si è conquistato la leadership dell’ala dura delle toghe, quella che non accetta la prospettiva dei test psicoattitudinali e si prepara a contrastarne l’entrata in funzione.
D’altronde la pressione contro i test psicoattitudinali vede in campo magistrati praticamente di tutte le correnti, ieri anche un giudice generalmente pacato come il presidente del tribunale di Milano Fabio Roia usa parole impegnative, il decreto sarebbe «improprio, irrazionale, dannoso, finalizzato al conformismo giudiziario».
Roia contesta sia i test attitudinali che il fascicolo del magistrato, quello dove confluiranno «a campione» gli atti compiuti dal magistrato per valutare le sue richieste di carriera. La tesi è che, per non correre rischi di bocciatura, i magistrati nei loro atti si adeguerebbero alla giurisprudenza prevalente.
Ammesso che questo sia un danno il ministro Nordio nella sua relazione ha escluso che si sia voluta «ingessare» l’attività di interpretazione delle norme.
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