Congiuntivo, plurali e «a me mi»: le regole da imparare (e infrangere)

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Giovedì 7 in edicola con il quotidiano la seconda uscita della serie «Lezioni di scrittura». Nel volume dedicato alla «Grammatica» realizzato con la Scuola Holden, perché nascono e come si usano le norme che disciplinano la nostra lingua

È un titolo che richiama subito alle difficoltà delle nozioni da mettere in pratica e inevitabilmente racchiude soggezione magari nel ricordo degli anni scolastici passati a studiare fin dai banchi delle elementari. Si assomma inoltreanche adesso nella formulazione di una frase oppure nello sbagliare un congiuntivo. Cosa che può accadere nell’abituale scrivere.Questo titolo viene però accompagnato da un accattivante motto del tutto innovatore:.

Ma in che modo nasce una regola grammaticale? Da una proposta accettata dalla maggioranza e attuata dall’uso quotidiano. Un cristallino esempio: a metà del secolo scorso il celebre linguista Bruno Migliorini dettò le norme per la formazione del plurale delle parole che terminano in -cia e-gia , stabilendo che la i si mantenesse quando -cia e -gia sono preceduti da una vocale e che si eliminasse quando prima c’è una consonante. Di conseguenza, acacie, valigie, mance e spiagge.

È un reale pregio conoscere dettagliatamente l’analisi grammaticale? Non sempre è consigliabile, resta una questione irresoluta, dipende dalle tesi dei differenti grammatici, è quasi imporre di studiare diritto greco e latino a chi non desidera fare l’avvocato. In ogni caso sembra opportuno essere in grado di distinguere il sostantivo dal verbo, l’aggettivo dal pronome. E l’analisi logica? Intesa in senso classico si tratta di, se non quello che deriva dal piacere di farlo.

Esiste l’eventualità di togliere al congiuntivo quel prestigio sociale, di cui ha sempre usufruito? La risposta degli autori della Scuola Holden risulta chiarissima: è sufficiente escogitare frasi alternative che escludano i cosiddetti, che nella nostra lingua arrivano direttamente dal latino, come credere, pensare, supporre. E voilà, il gioco è fatto, tanto dae farlo tornare a semplice modo verbale da utilizzare come gli altri, quando davvero è necessario.

 

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