Giovani alle prese con il primo impiego o cinquantenni costretti a rimettersi in gioco. Quasi tutti, prima o poi, devono fare i conti con le fatidiche tre parole: «Le faremo sapere». Un colloquio di lavoro, per quanto desiderato e atteso, può cogliere impreparati e gettare nel panico.
spiega Andrea Castiello D’Antonio, psicologo clinico, psicoterapeuta e psicoanalista, autore di Il capitale umano nelle organizzazioni .I giorni precedenti all’incontro vanno usati per aggiornare il curriculum e preparare una breve presentazione. Per imparare a descriversi in modo obiettivo ci si può allenare davanti allo specchio o riprendersi con lo smartphone e poi riguardare il video, consigliano gli esperti.
«Per esempio, il provocatore: aggressivo e ostile, non lascia parlare il candidato ma cerca in tutti i modi di metterlo in difficoltà. È una modalità di approccio utilizzata talvolta consapevolmente, per mettere alla prova e valutare come l’altro si comporta quando è sotto pressione, altre volte in modo istintivo, da intervistatori per loro natura prepotenti.
Ancora più difficile è cercare di relazionarsi con chi si distrae in continuazione. Potremmo definirlo il multitasker: controlla il cellulare, scrive mail, parla con la segretaria. «Non sminuiamoci: probabilmente fa così con tutti. Concentrazione, pazienza e qualche pausa “strategica” di silenzio, in modo che l’intervistatore alzi la testa e ci guardi in faccia, possono aiutare», consiglia lo psicologo.
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