Questo articolo è pubblicato sul numero 9 di Vanity Fair in edicola fino al 2 marzo 2021
La giovinezza è una cosa meravigliosa, è un peccato sprecarla con i giovani», scrisse George Bernard Shaw. Sarebbe stata una frase di lancio perfetta per il progetto che un anno fa ha unito Colapesce e Dimartino , due cantautori indie prima che tutto diventasse indie. L’album a quattro mani e due voci I mortali è un miracolo di equilibrio, un disco sofisticato, bello e adulto sull’essere stati giovani.
A Sanremo portano Musica leggerissima, una canzone che invece parla di depressione, buchi neri e ascolti che salvano la vita.Dimartino : «Eravamo nelle stesse compilation con le nostre vecchie band, quando ci fu l’esplosione delle etichette indipendenti, prima dell’indie. Quando ci siamo visti ci siamo in qualche modo riconosciuti».: «Per me c’era un po’ di invidia sana, lui aveva già pubblicato il suo primo disco e io stavo per uscire col primo ep, al festival ero il suo gruppo spalla e pensavo: ma dove vuole andare questo, non è arte sua.
L’età conta fino a un certo punto. Lo spirito guida del vostro progetto è Gesualdo Bufalino, che esordì da romanziere oltre i 60 anni.«Lui era l’anti divo per eccellenza, il manifesto dell’anziano che non è mai invecchiato. Ho questa immagine di lui che sembra mio nonno, ma la sua letteratura e i suoi aforismi esprimevano uno spirito giovane, direi quasi il pessimismo di un trentenne».
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