da parte del ministero per la Transizione ecologica infatti si apre alla possibilità da parte degli imprenditori agricoli di installare “impianti fotovoltaici che consentano di preservare la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito di installazione, garantendo, al contempo, una buona produzione energetica da fonti rinnovabili”, come da definizione del gruppo di lavoro composto da Crea, Enea e Gse.
Le potenzialità dell’agrivoltaico innovativo sono legate all’erogazione degli incentivi del Pnrr e – spiega la ricercatrice Enea – dipenderanno dall’esito dei monitoraggi, che ci permetteranno di capire l’efficacia dell’interazione tra fotovoltaico e coltivazioni”.
Poche settimane fa la Regione Calabria nella proposta di modifica della legge urbanistica, avrebbe proposto il limite di utilizzo della superficie agricola al 10%. Decisione che secondo il coordinamento Free, Legambiente Calabria, Kyoto club e Italia Solare “renderebbe di fatto l'agrivoltaico impossibile da realizzare”.
Secondo Michele Perniola, presidente della Società italiana di agronomia: “Il rischio è che una diffusione decontestualizzata di questi impianti porti di fatto a un cambio di destinazione d'uso di terreni agricoli dal momento che la produzione di energia oggi permette redditi ben superiori alle coltivazioni.
I vostri neologismi hanno un unico neo: fanno cagare.
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