Superata la fase acuta della crisi economica e finanziaria dovuta all’esplodere della pandemia da Covid-19 l’economia mondiale è in marcia per la ripresa. Sia il Fmi che le stime di primavera dell’Unione europea tracciano un quadro positivo delle prospettive di crescita globale e di area euro per il 2021 e per il 2022. Rimanendo all’area euro l’aumento previsto del Pil sarà del 4,2% quest’anno e del 4,4% il prossimo secondo l’analisi di Bruxelles.
Di fronte a questo scenario macroeconomico che volge al bello i mercati hanno anticipato i risultati, generando buone performance. Se guardiamo all’investimento azionario e ai listini europei vediamo che il Ftse Mib di Milano da inizio anno ha guadagnato il 9,7%, il Cac 40 di Parigi il 12,8%, il Dax di Francoforte il 10,17%
. New York non è stata da meno con il Dow Jones Industrial e l’S&P500 su di circa il 10% da gennaio. Molto meno brillante il Nasdaq, che dopo paurose oscillazioni si avvia a chiudere il mese di maggio con un rialzo di circa il 3%. Se questo è il bilancio positivo dei mercati azionari più problematico è l’andamento del reddito fisso. Qui l’indice Global government di Merrill Lynch segna una perdita media del 4,7% da gennaio. Un paniere ponderato di obbligazioni di area euro ha lasciato sul terreno il 3,3% del suo valore e anche i Btp, nonostante il restringimento dello spread con il Bund tedesco decennale, hanno ceduto in media il 3,41% da gennaio.
Segnali d’allarme da non sottovalutare. Anche se la strepitosa performance delle materie prime dà il segno di una forte aspettativa di ripresa.
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