. Ed è ancora più insostenibile perché invisibile: scorre sullo sfondo, ignorata dai più. Si tratta del modo in cui si parla delle responsabilità che i collaboratori hanno verso i propri manager. Se si inseriscono le parole “collaboratori”, “responsabilità” e “manager” su un motore di ricerca, l’unica connessione che emerge riguarda le responsabilità dei manager verso i propri collaboratori: non c’è niente, insomma, che vada nella direzione opposta.
E’ vero, i manager possono fare molto per abilitare le persone che lavorano con loro. Sappiamo che il benessere di chi lavora dipende in larga parte dalla qualità del rapporto con il proprio “superiore”, e la lente è sempre puntata su quest’ultimo: sulla sua capacità di rendere la relazione fertile e produttiva. I manager vengono formati a coordinare, comprendere, guidare i propri collaboratori, restando saldi nei tempi più difficili e dando risposte chiare.
Mentre i cambiamenti accelerano ed è sempre più necessario muoversi tutti insieme, continuamente, per mantenere vivo e produttivo il senso del proprio lavoro,Come mai l’onere dell’ascolto, della relazione e della gestione sta solo dalla parte del manager? I collaboratori non sono figli, mentre persino ai figli a un certo punto – meglio prima che dopo – si inizia a chiedere di vedere nei propri genitori anche altro, oltre a degli adulti che gli dicono cosa fare mentre al contempo sono...
Stiamo insegnando ai manager a riconoscere la propria vulnerabilità, a chiedere aiuto, ad ammettere di non avere sempre tutte le soluzioni.
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