nella sezione preferiti e sull'app Corriere News.Lo spettatore si aspetta dai protagonisti dei talk un contegno onesto che lui stesso è incapace di adottare. Lo spettatore non perdona a un personaggio tv ciò che di solito perdona a un amico
Lei è Bianca Berlinguer, ma per noi non è Bianca Berlinguer è solo un modello astratto e ideale di conduzione. Per non scivolare nel personale potremmo anche, per convenzione, chiamarla Berlinguer Bianca. Lui è Alessandro Orsini, professore di sociologia del terrorismo , ma per noi non è Alessandro Orsini, è il modello astratto e ideale di aizzatore, figura fondamentale nella retorica dei moderni talk show.
Durante il corso di un talk show, Orsini Alessandro «sbrocca» come suo solito e prende a insultare un interlocutore: «Cappellini, lei è veramente un cretino» e poi, non contento, rincara la dose: «pagliaccio», «incompetente totale», ecc. Ecco intervenire l’artificio dell’ipocrisia. Berlinguer Bianca cerca di contenere Orsini Alessandro con questo invito: «No, professore: io non accetto che lei insulti un mio ospite».
Lo spettatore si aspetta dai protagonisti dei talk un contegno onesto che lui stesso è incapace di adottare. Lo spettatore non perdona a un personaggio tv ciò che di solito perdona a un amico, o a sé stesso. E qui scatta l’altra componente fondamentale di questi teatrini: l’indignazione. Si indignano tutti, sul palco o in platea, perché l’indignazione è gratificante, è l’ultimo entusiasmo degli immoralisti.
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