di cui i due miliardari possiedono complessivamente il 18% circa.
Il management della banca d’affari che è il primo azionista delle Generali e che negli ultimi anni è riuscita a far fare un patto col diavolo alle coop, legando a sé mani e piedi ilpreso in prestito un pacchetto di azioni della Compagnia per poter pesare di più in assemblea. Gesto a dir poco inconsueto per una banca d’affari, che in pratica usa il denaro dei propri clienti per fare la guerra ai suoi azionisti in una partecipata comune. Ma la posta in gioco è evidentemente molto alta. Altrettanto forte è l’interesse dei due anziani miliardari che rischiano il proprio denaro fiancheggiati dalla Fondazione Crt.
, la Luiss Guido Carli, per altro assai gradito a buona parte dell’imprenditoria e dei salotti finanziari del Paese che della SeverinoI preparativi e lo schieramento delle truppe vanno avanti da mesi, con colpi di scena regolarmente a mercati chiusi. E così, ecco che, pochi giorni dopo unsu diritti e doveri di soci e amministratori in questa complessa vicenda, Caltagirone ha annunciato di essere uscito dal patto che aveva stretto con Del Vecchio e Crt.
– anche attraverso il costruttivo confronto con gli organi sociali della Compagnia e i soci strategici della stessa, come fisiologico per una realtà così rilevante per il Paese – nell’ottica di una più profittevole ed efficace gestione della società, improntata alla modernizzazione tecnologica dell’attività caratteristica, al posizionamento strategico dell’impresa, nonché alla sua crescita in unaaperta, trasparente e contendibile”.
King Mark, er Caltagirone che assicura.
Anche ai suoi amici.
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