è portavoce.
Non essere visti e conosciuti in ambito educativo conta tutto. Per ricordare la nostra esistenza abbiamo bisogno di persone di origini asiatiche elette al potere, leader di aziende e business, ma anche cittadini normali che si rifiutano di accettare la xenofobia e il razzismo. E poi serve diffondere la storia di questa comunità, parlando con amici, colleghi di lavoro e persone che sanno raccontarci cosa significa essere loro.
La xenofobia nei nostri confronti è iniziata prima della pandemia. Già nel 1882, con una legge federale del Presidente Arthur che proibiva agli immigrati cinesi di lavorare, fino ai campi di internamento americani pensati per i giapponesi. La storia americana è piena di momenti di xenofobia che hanno bisogno di essere riconosciuti e insegnati nelle nostre scuole per quello che sono.
C’è una nebbia fatta di paura che avvolge le persone come me quando usciamo di casa. Le parole contano, chi ha il potere conta. Lo dicono i fatti. Nel momento in cui la retorica del Paese è virata sul razzismo verso le persone asiatiche ci sono stati: un massacro in Georgia, anziani uccisi per strada in California e bambini accoltellati nei supermercati in Texas.
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