L'85% degli oltre 55 milioni di persone che nel mondo vivono con una forma di demenza potrebbero non ricevere le cure adeguate dopo aver ricevuto la diagnosi. È il drammatico dato che emerge dal Rapporto mondiale Alzheimer 2022, intitolato «La vita dopo la diagnosi: trattamento, cura e supporto», in occasione della Giornata dedicata all'Alzheimer che si celebra in tutto il mondo il 21 settembre.
«La diagnosi di demenza è, per chi la riceve e la sua famiglia, un momento estremamente drammatico, ma è fondamentale dire che la vita non finisce con quella diagnosi e non è la malattia a definire la persona anzi, è proprio da quel momento che deve necessariamente iniziare un percorso di cura e inclusione», sottolinea Gabriella Porro, presidente di Federazione Alzheimer Italia.
Per far fronte a questa emergenza nel nostro Paese, la Federazione Alzheimer Italia sottolinea la necessità di avviare una serie di interventi urgenti e concreti, a partire dallo sviluppo di Piani regionali sulle demenze. Un altro intervento necessario è l'attivazione di Pdta con indicazioni chiare e uniformi, che integrino gli aspetti socio-sanitari e assistenziali con l'obiettivo di creare una rete di supporto efficiente .
Inoltre, la Federazione Alzheimer Italia auspica lo sviluppo di interventi di telemedicina che garantiscano alla persona con demenza continuità assistenziale; la stabilizzazione e l'implementazione da parte di tutte le Regioni dei flussi informativi centralizzati sui dati epidemiologici e sugli accessi ai servizi per permettere una programmazione migliore degli interventi; il potenziamento degli strumenti di diagnosi precoce.
Una delle richieste di Alzheimer Disease International è che l'assistenza post-diagnosi sia riconosciuta come un diritto umano, esortando i Governi di tutto il mondo a incorporarla. «Quando una persona riceve la diagnosi di tumore non viene messo in dubbio che abbia bisogno di cure, allo stesso modo perché spesso non vengono offerte cure adeguate alle persone che ricevono una diagnosi di demenza?», afferma Paola Barbarino, Ceo di Adi.
Uno lo conosciamo anche noi , purtroppo fa ancora danni .🫣🫣
Quindi la vostra redazione è spacciata.
Anche io, non ricevo le cure adeguate!
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