un gruppo di scienziati coordinati dall’archeologo Jesse Casana dell’università di Dartmouth, negli Stati Uniti, ha pubblicatoin cui annuncia di avere scoperto 396 strutture di età romana di cui prima non si aveva notizia grazie all’analisi di migliaia di foto scattate da un satellite militare statunitense durante la Guerra fredda.
Lo studio di Casana potrebbe mettere in discussione, per esempio, quello che sappiamo su come l’Impero concepiva i suoi confini nella parte orientale: in base alle sue scoperte Casana ritiene che i forti non facessero parte di un sistema difensivo, cioè di una specie di frontiera rigida, come invece pensano ancora oggi diversi storici dell’Impero.
Per molto tempo l’area è rimasta quasi inaccessibile per gli studiosi della storia occidentale, tranne per alcuni scavi isolati. Molte delle conoscenze archeologiche sul periodo romano si devono ancora oggi a, un archeologo e sacerdote gesuita che fra il 1925 e il 1932 sorvolò la regione con un aereo biplano scattando migliaia di foto a quelle che riteneva strutture di età romana.
Una prima analisi, si legge nello studio, aveva portato a identificare circa 4.500 siti che potevano ospitare un forte di età romana: «A quel punto abbiamo iniziato un lavoro sistematico dividendo l’area di studio in quadranti da 5 chilometri per 5, e indagando manualmente ogni quadrante».
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