6 febbraio 2019 - 13:27

Paris irresistibile, medaglia d’oro in superG ai Mondiali di Aare

L’azzurro sceso con il numero 3 compie un piccolo capolavoro in condizioni di visibilità compromessa. Su un tracciato molto difficile è quello che sbaglia meno

di Flavio Vanetti

Dominik Paris (Epa) Dominik Paris (Epa)
shadow

Dominik Paris è campione del mondo di superG. Nella Aare che nel 2007, nella stessa specialità, incoronò a sorpresa Patrick Staudacher, torna a colorarsi d’azzurro la disciplina “ibrida” tra discesa e gigante. Ed è un trionfo che si lega anche all’ultimo successo ai Mondiali di un italiano (sia a livello maschile sia a livello femminile): nel 2011 a Garmisch, fu Christof Innerhofer ad arrivare all’oro. E di nuovo in superG, una disciplina con la quale l’Italia ha un notevole feeling, ricordando pure l’impresa olimpica del 2002 di Daniela Ceccarelli. Inner, tra l’altro, merita la palma della sfortuna: ha concluso quarto, a 35 centesimi dal compagno di squadra e a 36 dal francese Clarey e dall’austriaco Kriechmayer, che hanno condiviso l’argento. Beffa nella beffa, dunque: il bronzo non è stato assegnato e la dolorosa medaglia di legno di Christof in qualche modo assomiglia a un terzo posto.

Atleta da celebrare

Ma oggi è il momento della celebrazione di Domme, l’omone della Val d’Ultimo che a Schladming 2013 era già stato d’argento (ma in discesa) e che adesso aggiunge una perla a una carriera sempre più importante e ricca di soddisfazioni. Questa, tra l’altro, è per lui una stagione straordinaria: due vittorie a Bormio – prima in superG e poi in discesa – quindi il trionfo di Kitz nella libera (quarto centro sulla Streif, uno dei quali in superG). E come se non bastasse, ci sono pure i due terzi posti d’inizio stagione nella parte americana della Coppa del Mondo. Dominik Paris prima di Aare aveva “fatturato” più di un terzo dei podi stagionali italiani (sei sui quindici, conquistati solo da sei atleti), adesso aggiunge un capolavoro che dimostra la sua maturità agonistica. Grande, immenso.

La gara

Non è stato un avvicinamento agevole a questo Mondiale. Pure lui, infatti, è incappato nei problemi di trasferimento che, a causa del maltempo e di tanti voli cancellati, ha reso problematico l’arrivo in Svezia la tribù dello sci. Paris è arrivato a Aare lunedì alle 3 del mattino, ma i suoi sci da gara sono giunti a destinazione solo martedì (insieme a quelli di tanti altri concorrenti). Però non ha badato ai disagi e ha pigiato l’acceleratore da par suo, dimostrando di aver ormai imparato a “tirare” le curve del superG, lui che nel passato era più che altro portato ai tratti più diretti della discesa. Non ha disputato una gara impeccabile, nella esse finale si è un po’ inceppato: la sua fortuna è stata che in quel tratto la pista non era piatta, quindi non ha perso troppo. In compenso nella parte centrale, rischiando l’inverosimile in un punto in cui tanti sono saltati, ha costruito la sua vittoria. In particolare, ha superato meglio di altri due porte destrorse davvero traditrici, la seconda dopo un salto che tendeva a buttare fuori linea. Con il numero 3 – lo stesso che aveva avuto Sofia Goggia nel superG che le è valso l’argento – ha dovuto pazientare e soffrire. Si credeva che il secondo inflitto allo svizzero Feuz – uno dei favoriti – fosse un buon segnale; invece era stato il campione elvetico, che forse non ha fatto un affare a prendere l’1, ad andare piano. C’era margine e sia Clarey sia Kriechmayr (un altro che nella stagione è andato bene) l’hanno dimostrato. Ma tanti altri hanno sbagliato – uno su tutti, il norvegese Kilde, che si è divorato un’occasione per il titolo - e qualcun altro, invece, s’è ritrovato out sul più bello, tradito da un percorso veramente infido: il personaggio simbolo è Matthias Mayer, il due volte olimpionico (oro nel 2014 e nel 2018) che ha saltato una porta blu dopo il salto del secondo rilevamento intermedio del tempo. Bravo e fortunato: Domme, che ai Giochi 2018 era stato “medaglia di legno” in discesa per una manciata di centesimi, beffato per il podio da Beat Feuz, si è preso la rivincita sul destino. «Dopo le vittorie di Bormio e quella a Kiztbuehel è arrivato anche questo oro. È davvero un anno magico» ha dichiarato al traguardo dopo essere diventato sicuro della vittoria. E adesso ha la libera per puntare a un clamoroso bis.

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