un grande silenzio sul fatto che i bambini aborigeni fossero stati allontanati dalle loro famiglie»
Per scrivere il libro, Allot si è documentata a lungo: «Sul sito web della National Library of Australia, dove ci sono centinaia di registrazioni di australiani a cui sono stati sottratti i propri bambini. Alcune testimonianze le ho ascoltate più volte. Sono incredibilmente tristi e commoventi. E poi ho consegnato il mio manoscritto a un aborigeno che viveva nel New South Wales, che l’ha controllato e ha dato la sua approvazione».
La casa era immersa nel silenzio. Una veranda con il tetto di lamiera e un cane che dormiva all’ombra. Bussò, non troppo forte, ma sentì subito un rumore di passi. Si fece forza. «Che succede?» Un vecchietto aprì la porta. Era più scuro della bambina: pelle nera e capelli bianchi, come un negativo fotografico. Quello che Ray avrebbe chiamato un aborigeno.
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