«Mi sento come un sacco vuoto». Mentre versa l'acqua bollente sulla tisana di carota, zenzero e mela che ci sta preparando, gli occhi di Stefania Sbarra, 61 anni, per un attimo sembrano perdersi. «Ogni giorno è diverso, alcuni sono terribili, riesco solo a stare sul divano. Altri ritrovo la forza per continuare in questa battaglia».
«La nostra è una lotta politica per la libertà e per la giustizia» spiegano le due attiviste antispeciste «andremo avanti. A rischio di farci male»La vicenda degli orsi del Trentino merita di essere raccontata dall'inizio. Da anni vede contrapporsi Provincia di Trento e diverse associazioni animaliste e attivisti. La nostra storia inizia dalla Valtellina, dove vivono Stefania e Barbara.
Negli ultimi venti anni sono stati 37 gli orsi rinchiusi, abbattuti, avvelenati. «Il problema è gestionale» spiega Massimo Vitturi, responsabile Lav Animali Selvatici «Sono poco più di 2500 metri quadrati a orso, un'area come quella in cui in città si portano i cani a sgambare» spiega Vitturi. «Tra la parete anteriore e quella posteriore del recinto ci sono 50 metri, del tutto insufficienti per animali abituati a percorrere minimo 20 km al giorno. In nessun Paese al mondo si rinchiudono gli orsi che non sono nati in cattività in posti tipo questi».
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